sabato 1 febbraio 2014

GERMANIA PADRONE D'EUROPA

La Germania predica austerity, propone alle altre nazioni prelievi forzosi dai conti correnti, nuove tasse, etc. ma intanto abbassa l'età pensionabile, questione di importanza CRUCIALE perché incide notevolmente sia sulla qualità della vita dei cittadini - sopratutto quelli che svolgono mansioni usuranti - sia perché facilita il "turn over", ovvero l'occupazione giovanile.

Alla banca centrale tedesca inoltre è consentito ciò che è proibitissimo agli altri: investire nei titoli di Stato tedeschi invenduti, abbassando di conseguenza il tasso di interessi corrisposto su di essi. I titoli tedeschi hanno un rendimento molto basso, poco superiore all'1% contro il 4% di quelli italiani (lo 'spread') soglia che per il nostro paese arrivò a quota 6% (spread a 500).

Se i titoli di Stato italiani rimanessero invenduti  (non succede, in quanto hanno un rendimento molto alto e rischi reali bassissimi: il governo italiano pur di pagare gli investitori sarebbe disposto a rendere obbligatorio un prelievo forzoso di sangue dei cittadini...) noi saremmo in grave difficoltà, perché la Banca d'Italia non può intervenire; invece quando i titoli di stato tedeschi non vengono collocati nel mercato (pagando un tasso di interesse basso per le banche è più conveniente investire nei titoli di altri paesi, tra cui quelli italiani) la banca centrale tedesca interviene, accollandosi i titoli invenduti. Senza l'intervento della banca centrale tedesca, i tedeschi dovrebbero aumentare il tasso di interessi corrisposto, con tutte le conseguenze del caso (aumento della spesa per gli interessi, e cioè del debito pubblico; aumento del costo del denaro per le aziende tedesche, etc.)

Nessuno si ribella a questo strapotere tedesco, che avviene in VIOLAZIONE dei trattati! Anziché "battere il pugno sul tavolo", i nostri governanti (come quelli delle altre nazioni europee) si genuflettono alla Germania: e anzi, FANNO I LORO INTERESSI !!! Come ha ammesso candidamente l'ex Ministro montiano Riccardi, che dichiarò che "Più Monti bastonava l'Italia, più la Merkel si compiaceva e lui era contento"... una dichiarazione SCANDALOSA che avrebbe dovuto essere approfondita nell'ambito di un PROCESSO per ALTO TRADIMENTO, e che invece, ahimè, è passata INOSSERVATA!!!

Italiani, svegliatevi, vi prego! E se invece avete compreso qual è la situazione, cercate di svegliare gli altri, che la situazione è gravissima! 

Informatevi sui dati relativi alla produzione industriale e alla bilancia commerciale italiana e tedesca, prima e dopo l'entrate nell'euro; il nostro declino è stata la loro fortuna! 
 


Alessandro Raffa per nocensura.com 
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Pensioni, Germania abbassa età a 63 anni. Schroeder: Con che faccia in Europa?
BERLINO – La Germania abbassa l’età pensionabile e, paradossalmente ma non tanto, arriva la protesta di un grande socialdemocratico, di un ex cancelliere di cui si dice che perse le elezioni ma salvò la Germania e lo fece e gli accadde non per opaco caso ma per lucida scelta . Il governo della “grande coalizione” guidato dalla cancellieraAngela Merkel riporta a 63 anni l’età per accedere alla pensione, seppur con 45 anni di contributi, e l’ex cancelliere Gerhard Schroeder dice: “Come lo spieghiamo all’Europa, a quell’Europa cui chiediamo sacrifici?”.
La retromarcia sull’età pensionabile (da 67 a 63 anni) costerà da qui al 2030 160 miliardi di euro. Chi ce li metterà? Dal 2019 saranno aumentati i contributi previdenziali di un punto l’anno fino a copertura. La nuova legge che entra in vigore dal luglio 214 porta la firma del ministro socialdemocratico del lavoro Andrea Nahles. Stabilisce si possa andare in pensione a 63 anni e non a 67 se si hanno 45 anni di contributi e senza pagre la penalità del 3,6% di pensione in meno per ogni anno di anticipo. Nei prossimi due anni si calcola circa 900 mila andranno in pensione “anticipata” rispetto ai 67 anni di prima.


Sacrifici sì, ma non per i tedeschi. E’ questo il messaggio potenzialmente molto pericoloso che dalla Germania rischia di arrivare ai partner continentali dopo la riforma tedesca in fatto di pensioni. Il piano appena varato dalla ministra del lavoro Andrea Nahles, prevede che si possa andare in pensione a 63 anni d’età, invece dei 67 validi sino a ieri. Misura che vale però solo per chi ha 45 anni di contributi.
Nonostante il monte contributi richiesto, alto, anzi altissimo, la nuova indicazione è nei fatti un alleggerimento della politica tedesca in fatto di pensioni. Un alleggerimento che probabilmente le casse tedesche possono reggere e che i 45 anni di contributi in parte giustificano. Ma in un mondo in cui la comunicazione è globale, oltre che essenziale, il messaggio che potrebbe arrivare ai partner Ue di Berlino rischia di essere dirompente: “Chiedete sacrifici mentre vi mandate in pensione prima”. E la mente corre veloce alle misure lacrime e sangue imposte alla Grecia e anche all’Italia, seppur in minor misura.
Una variazione sulla politica all’austerità che in Germania ha incontrato la bocciatura di Gerhard Schroeder, ex cancelliere socialdemocratico. Durissime critiche sono arrivate al progetto di riforma del sistema pensionistico di grande coalizione. Concedere il pensionamento a 63 anni a chi abbia versato 45 anni di contributi è “un segnale assolutamente sbagliato” nei confronti dei partner europei, cui “giustamente” la Germania sta chiedendo “riforme strutturali”, ha scritto Schroeder nel suo nuovo libro in uscita, secondo quanto riporta il tabloid Bild.
L’ex cancelliere – autore con il suo governo rosso-verde di pesanti riforme dello stato sociale e del mercato del lavoro – scrive di capire bene a quali fasce sociale si stia tentando di andare incontro. “Ma ciò non cambia il cuore del problema: come si finanzia la riforma?”.
Non solo problemi di opportunità politica per Schroeder, ma anche problemi economici. La questione centrale è che sarà necessario trovare fino a 11 miliardi di euro ogni anno. “Ciò porterà inevitabilmente tra qualche tempo a porsi la seguente questione: dobbiamo alzare i contributi per le pensioni?” E allora “saranno necessarie nuove dolorose riforme”, è “sicuro come un amen in chiesa”.
Schroeder scrive inoltre di stupirsi del fatto che le donne non stiano protestando per il progetto licenziato dal governo guidato dalla cancelliera Angela Merkel. Per l’istrionico ex politico, le nuove regole premieranno soprattutto “lavoratori specializzati, che guadagnano relativamente bene”, mentre “le donne sfrutteranno meno la riforma, dal momento che la maggior parte di loro non arriva ai 45 anni di contributi richiesti”.


Fonte: blitzquotidiano.it

http://www.nocensura.com/2014/01/la-germania-ovvero-i-padroni-deuropa.html
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