Il POTERE PERSONALE Come Chiave per il Cambiamento
Dott.
S. Falcini per Anticorpi.info
Uno dei mali più grossi del momento che stiamo vivendo è il primato dell’efficientismo.
È in nome dell’efficientismo, ad esempio, che lo Stato impone tasse sempre più pesanti ai suoi cittadini; l’efficientismo del dover far quadrare i conti ed i bilanci, del dover far rispettare leggi indipendentemente dal significato, dalla reale utilità e dalle conseguenze che tali leggi possono produrre.
In tal modo, secondo la logica dell’efficientismo, nessuno è più responsabile delle proprie azioni. Tutti sono dei semplici esecutori, occupati a far rispettare regole e provvedimenti che qualcun altro ha deciso; non è lo Stato, ad esempio, che decide in prima persona ciò che accade ai suoi cittadini e quindi, non si ritiene nemmeno responsabile, in quanto si limita ad applicare indicazioni e parametri imposti da organismi superiori e sovraordinati (l’Europa, l’Onu ecc).
Uno dei mali più grossi del momento che stiamo vivendo è il primato dell’efficientismo.
È in nome dell’efficientismo, ad esempio, che lo Stato impone tasse sempre più pesanti ai suoi cittadini; l’efficientismo del dover far quadrare i conti ed i bilanci, del dover far rispettare leggi indipendentemente dal significato, dalla reale utilità e dalle conseguenze che tali leggi possono produrre.
In tal modo, secondo la logica dell’efficientismo, nessuno è più responsabile delle proprie azioni. Tutti sono dei semplici esecutori, occupati a far rispettare regole e provvedimenti che qualcun altro ha deciso; non è lo Stato, ad esempio, che decide in prima persona ciò che accade ai suoi cittadini e quindi, non si ritiene nemmeno responsabile, in quanto si limita ad applicare indicazioni e parametri imposti da organismi superiori e sovraordinati (l’Europa, l’Onu ecc).
Le
principali conseguenze di questo meccanismo
sono la deresponsabilizzazione e
la perdita di potere, il che significa che anche chi occupa
posizioni e ruoli di rilievo (di potere) non ha più alcun potere
reale sul suo operato. Il vero potere, infatti, non è legato a un
qualche tipo di riconoscimento formale ma è un attributo personale,
e coincide con la percezione della propria capacità di influenzare
le cose e poter cambiare se stessi e le proprie circostanze esterne.
Pensiamo,
ad esempio, all’impiegato dello sportello a cui ci rivolgiamo per
sbrigare delle pratiche, o all’insegnante o anche al medico;
schiacciati dalle incombenze burocratiche, rischiano di perdere di
vista il senso del loro lavoro come servizio, che ha come obiettivo
primario la soddisfazione della persona e dei suoi
bisogni. Prioritario, invece, diventa il rispetto delle
procedure ad ogni costo, il rispondere a criteri di efficientismo e
di burocrazia, perseguendo obiettivi di risultato; le persone
diventano dei numeri, pratiche chiuse con successo o ancora da
evadere, studenti nella norma o “problematici”, casi risolti o
malattie incurabili.
Questa
ricerca esasperata e sempre più diffusa dell’efficientismo crea
una 'massa critica' che finisce per travolgere l’individualità del
singolo, alimentando nelle persone una percezione di perdita di
potere e un senso di sfiducia e d’impotenza. Cos’è la
'massa critica'? Semplicemente un insieme di pensieri, convinzioni e
prassi consolidate e sedimentate nel tempo, al punto tale da
diventare patrimonio collettivo e condizionare l’atteggiamento
mentale e il comportamento della massa delle persone,
indipendentemente dal fatto che ne siano consapevoli.
Un
fenomeno socio-economico indotto dall’alto arriva così a
condizionare milioni di persone.
Per
svincolarci da questo enorme processo manipolatorio, che del resto è
la causa principale della nostra insoddisfazione e infelicità, è
quindi necessario riprenderci il nostro potere personale, uscendo
dagli schemi e dai condizionamenti limitanti che la cultura e i
mass-media ci propongono. Come? Come primo passo, semplicemente
riappropriandoci di ciò che è già nostro, ovvero recuperando la
consapevolezza (perduta) del nostro potere, della nostra grandezza e
delle potenzialità che sono in noi.
Questo
richiede un cambio di prospettiva, capovolgendo l’idea che abbiamo
del potere, il modo in cui ce lo rappresentiamo.
Immaginiamo
un’orchestra col suo direttore. A prima vista, o perlomeno secondo
i filtri attraverso cui siamo abituati a vedere le cose, si potrebbe
pensare che il direttore è la persona che ha maggior potere di
tutti; ma cosa succederebbe se mentre il direttore alza la bacchetta
e comanda di iniziare a suonare nessuno dei musicisti lo facesse? Il
ruolo del direttore diventerebbe improvvisamente inutile e il suo
presunto potere svanirebbe nel nulla.
Chi
dunque detiene realmente il potere e la capacità di decidere e di
influenzare ciò che gli accade intorno? Il singolo musicista,
naturalmente e, fuor di metafora, ognuno di noi, a patto che sia
disposto ad accettarlo e a riconoscerselo.
In
tal senso niente e nessuno ha potere su di noi se non siamo noi
stessi a darglielo.
La
portata di questa affermazione è rivoluzionaria in quanto ci
restituisce responsabilità e potere laddove tutto tende a
togliercelo: pensiamo al sistema sanitario che ci vede pazienti
passivi e dipendenti dalle cure che qualcuno ha deciso per noi,
nonostante le recenti scoperte delle scienze mediche confermino la
naturale capacità d’auto-guarigione del nostro corpo; pensiamo al
contesto politico e socio-economico che decide per noi e ci considera
semplici risorse da sfruttare quando invece potremmo essere
protagonisti della nostra vita e artefici del nostro destino.
Per
non parlare del sistema della salute mentale, che considera la
tristezza e il disagio psicologico come una conseguenza dei geni
ereditati; il che significa che non ci resta che soffrire a denti
stretti, quando invece ogni persona ha in sé la capacità (il
potere) di uscire dalla propria situazione di sofferenza
semplicemente riscoprendo e imparando ad utilizzare le proprie
risorse e potenzialità interiori.
http://altrarealta.blogspot.it/
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