UN MANICOMIO CRIMINALE A PIEDE LIBERO: VITTORIO GRILLI
Signore e signori, sono lieto di annunciare che ne “il manicomio criminale a piede libero” hall of fame merita un posto di diritto Vittorio Grilli, Ministro dell’Economia italiana, laureato alla Bocconi e Membro dello European think tank Bruegel e dell’Aspen Institute Italia.1
Domenica 15 luglio, attraverso un’intervista al Corriere della Sera di Ferruccio de Bortoli, colui che scrisse “l’euro non può morire, (…) va difeso a tutti i livelli”,2 Grilli ci ha detto che lavorerà alacremente per distruggere noi e soprattutto il futuro dei nostri figli; non esagero, lo ha detto lui molto chiaramente:
“sarei felice di dare un colpo secco al nostro debito pubblico, oggi intorno al 123 per cento, e portarlo sotto quota 100, sarebbe bellissimo”.
Già, un colpo secco al nostro futuro.
L’adozione di politiche che mirano a ridurre il debito pubblico, come quelle di Mario Monti, causano l’annientamento della domanda aggregata da cui consegue la chiusura delle aziende e l’innalzamento della disoccupazione.
La MMT spiega nel minimo dettaglio che il debito del settore pubblico corrisponde alla ricchezza detenuta dal settore privato. Se non ne siete convinti, guardiamo il grafico sottostante.
È stato mostrato da Stephanie Kelton durante il summit MMT di Rimini.3 La linea rossa è l’andamento del deficit pubblico mentre quella arancione è l’andamento del risparmio privato. L’equazione base del modello dei Bilanci settoriali, fondamentale nella MMT, è questa:
Immaginiamo ora di eliminare il settore estero (famiglie-imprese-governi situati fuori dal nostro Paese), non indispensabile per eseguire questa analisi. Se il settore privato accumula surplus (acquisisce più crediti rispetto ai debiti emessi), necessariamente perché questo avvenga l’altro settore, pubblico, deve incorrere in un deficit, ovvero deve emettere più debito rispetto ai crediti che acquisisce. Questa è una necessità aritmetica in quanto la somma del bilancio dei due settori è pari a 0. Il settore pubblico è l’unico che può creare ricchezza senza, contemporaneamente, impoverire qualcuno.
Infatti, la differenza base tra il settore privato e quello pubblico (governativo) è che se il primo spende a deficit, si impoverisce, mentre questo non accade al settore governativo di uno Stato con moneta sovrana che incorre in un deficit; il settore governativo può creare moneta dal nulla (che impiega nella spesa a deficit) e spendere generando risparmio per il settore privato senza impoverire nessuno. Compito dello Stato sarebbe quello di immettere la quantità di moneta in grado di rispondere all’esigenza della popolazione di risparmiare. Con l’euro questo è impossibile, perché lo Stato non può creare la propria moneta. Esso è diventato come un privato che, se spende 100, deve incassare 100 in contropartita.
Ma Grilli farà di più: darà il colpo di grazia alle prossime generazioni.
Il nuovo Ministro dell’Economia ha intenzione di eliminare totalmente il deficit, già oggi troppo basso per sostenere la domanda aggregata e la propensione al risparmio dei cittadini. Adotterà una politica orientata al raggiungimento dell’avanzo primario: ogni anno lo Stato spenderà 100 e preleverà 110.
Questo obiettivo è deleterio per il benessere della popolazione, che sarà impoverita regolarmente di anno in anno dallo Stato. Sarebbe sostenibile, in ottica di bilanci settoriali, solo nel caso in cui il settore estero fosse in fortissimo deficit, permettendo, appunto, al settore privato e pubblico un surplus. Questa evenienza è, attualmente, per la maggior parte dei paesi europei non attuabile, poiché la Germania gode di un euro tedesco super scontato e per rendere competitive le proprie esportazioni ha adottato politiche di deflazione degli stipendi dei suoi lavoratori. Lo stesso Grilli dice “la Germania, se avesse ancora il marco, lo avrebbe visto schizzare verso l’alto e si sarebbe preoccupata per le sue esportazioni”. Bravo Grilli! Meno male che c’è l’euro che rende alla Germania vita facile, mentre costringe alla disperazione milioni di persone nel sud-Europa: questa la chiamano Unione!
Grilli, comunque, va avanti e indomito afferma: “Purtroppo, diciamo la verità, non ci sono più gli asset vendibili dello Stato e degli enti pubblici, come vent’anni fa”. Già, 20 anni fa. Cosa si è ottenuto da quelle privatizzazioni? Quali vantaggi? Gli italiani hanno la memoria troppo corta su questo, purtroppo. Le privatizzazioni hanno portato grandi vantaggi all’acquirente e nessuno alla collettività. Comunque, qualcosina da spolpare ancora c’è: Grilli si impegnerà raschiando il fondo del barile: ogni anno venderà 15-20 miliardi di beni pubblici.5
Proseguendo, De Bortoli insiste e mostra totalmente la sua follia anti-benessere. Scrive il direttore del Corriere della Sera: “Ma, insomma, un possibile percorso di rientro del debito c’è o no? [è una fissa, nda] «Non potremo vivere all’infinito con un fardello così pesante sulla testa degli italiani?
Quest’ultima domanda racchiude la follia neoliberista. È uno stratagemma subdolo per ottenere consenso mettendo l’interlocutore a disagio. Noi tutti viviamo realmente con un problema di debito pubblico sulle spalle da quando l’Italia ha adottato l’euro, con la lira il problema non esisteva.
Aggiungo che la questione del debito inter-generazionale è stata affrontata da Warren Mosler in “le sette innocenti truffe mortali della politica economica”, in cui spiega che nessuno, tra venti anni, dovrà lavorare per ripagare i deficit accumulati oggi. Nessuno! Chiedete ai vostri genitori se hanno mai lavorato per ripagare un debito statale contratto trenta o quaranta anni fa. Mosler scrive che
“In futuro, i nostri figli, proprio come oggi, potranno andare al lavoro, produrre e consumare il loro output reale di beni e servizi, a prescindere da quanti buoni del Tesoro americani non siano ancora stati pagati. Non esiste qualcosa come il destinare l’output dell’anno in corso al passato, e rimandarlo indietro nel tempo alle generazioni precedenti. I nostri figli non potranno ripagarci, per nessuna cosa che gli lasciamo, nemmeno se volessero.”
Cito un ulteriore pezzo per far comprendere, non a De Bortoli o Grilli, ma agli italiani che molto spesso si trovano d’accordo con queste tesi, come stiano, cosi, drammaticamente condannando i loro fogli ad una vita di stenti:
“Quando operiamo ad un potenziale inferiore a quello necessario – ovvero, sotto al livello di piena occupazione – allora stiamo privando i nostri figli dei beni e servizi reali che potremmo produrre per loro. Allo stesso modo, quando operiamo tagli all’educazione superiore, stiamo privando i nostri figli della conoscenza di cui avranno bisogno per tirare fuori il meglio da loro stessi in futuro. Quindi anche quando facciamo tagli sulla ricerca di base e l’esplorazione spaziale, priviamo i nostri figli di tutti i frutti di quel lavoro che stiamo invece trasferendo ai disoccupati. (…) L’output perso inutilmente e il capitale umano deprezzato costituiscono il vero prezzo che noi e i nostri figli stiamo pagando adesso, e che peggiora sia il presente che il futuro. A causa di esso, ci accontentiamo di qualcosa in meno rispetto a quanto potremmo produrre e sopportiamo alti livelli di disoccupazione (insieme a tutti i crimini, i problemi familiari e medici ad essa associati); tutto mentre i nostri figli vengono privati dei reali investimenti che avremmo potuto fare per loro, se avessimo saputo come mantenere pienamente impiegate e produttive le nostre risorse umane”.6
La riduzione del debito pubblico voluta dai fanatici neoliberisti, come Monti e Grilli, produrrà inesorabilmente una riduzione dei nostri standard di vita. Non c’è alternativa alcuna a questo.
Vittorio Grilli, Ministro dell’Economia italiano: “Sono orgoglioso di fare qualcosa per il mio Paese”.
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